Matteo Camillo Coppa è nato a Vercelli il 25/10/1976. Dopo essersi diplomato all’Istituto Agrario, si è laureato a Torino in Scienze dell’Educazione. Lavora come Educatore nel campo psico-socio-educativo come libero professionista e tiene numerosi corsi di formazione tra Casale e Vercelli.
Al margine di queste tre righe anagrafiche, l’interesse per il video (o più in generale per le cose artistiche) ha sempre costituito una costante per Camillo. Per definire meglio la sua figura all’interno del gruppo, bisogna ripartire da questi brevi dati anagrafici.
Camillo, infatti, non è mai stato un "vero" regista, attore, sceneggiatore, montatore, non solo questo per lo meno.
A differenza di Guillermo (maggiormente coinvolto nella fase creativa dei lavori), Camillo ha sempre cercato di ricoprire un ruolo più trasversale e comunicativo. Con la sua “Mariposa”, dirige nel 2002, un solo film, “True Colours” e basta a distinguerlo da quello che era stato fatto fino ad allora nell’ambito ristretto (ristrettissimo) del video vercellese. Camillo non guarda più all’esperienza conclusa della Catalani (come farà invece Guillermo col suo “Marsupiale”), ma ad un’idea di cinema più vasta, che non si vergogna di avere dei Contenuti, di avere dei significati, senza dover buttare tutto sullo scherzo, sulla risata volgare. Unico predecessore è Matteo Bellizzi, apprezzato (non solo nei confini vercellesi ma anche dalle parti del MOMA di New York e della Biennale) soprattutto per il lavoro documentaristico sulle mondine “Sorriso Amaro”. Come lui (anche se in modo molto molto più dilettantistico), Camillo cerca una mediazione tra stili differenti: Fiction e Contenuti provano ad incrociarsi in “True Colours”, formando un ibrido che rivisto con gli occhi di oggi, ha tutti i difetti di un film Catalani (la recitazione approssimativa, la fotografia inesistente, ecc…), ma anche delle qualità nuove, conquistate con una buona dose di coraggio. La storia, in primis, non è più raffazzonata e improvvisata e si sviluppa con coerenza nei venti minuti del corto. Anche i dialoghi non sono lasciati al caso, ma cercano di stringere attorno ad un tema principale che costituirà il climax del finale. “True Colours” alla fine ne esce come un vero e proprio lavoro di confine, molto lontano dall’autoreferenzialità trash/horror di Losa e Statella e più vicino alla cura ed alla sensibilità di quello che saranno i fututi lavori di OyM. Ma “True Colours” non rinuncia comunque a divertire, conservando al suo interno una spregiudicata vena narrativa che lo porta ad essere il primo vero lavoro fantascientifico realizzato a Vercelli. Il film però sarà l’unico della neonata “Mariposa”. Per Camillo reggere da solo (anche con l’aiuto di Lorenzo Ottino e Simone Merli) la regia e la sceneggiatura è troppo. Il suo interesse è sempre più quello di mettere in moto le cose, far accadere qualcosa, organizzare eventi. Il suo stesso lavoro di Educatore l’ha sempre portato a lavorare in condizioni difficili, a mediare ed a trovare soluzioni. Un poliedrico, insomma.
Quindi essere inchiodato ad un ruolo preciso come quello di regista non lo gratifica appieno. E’ così che nel 2003 fonde le proprie forze con quelle dell’autarchico ragazzo spagnolo. Con Guillermo (e ancora l’ottimo Lorenzo Ottino, nel ruolo di montatore ed operatore) fonda
E’ grazie a questa inesauribile voglia di far conoscere/farsi conoscere messa in campo da Camillo che l’associazione ha continuato a produrre dal 2002 fino ad oggi ed ha potuto migliorarsi, arrivando a lavori curati di cui “Le Andate” e soprattutto questo “Noir” ne sono l’attestato.